“Sii quel luccio, sii quel falco, sii quella quercia” raccomandava il mago Merlino al giovane Re Artù. Così, ricordando gli insegnamenti del suo maestro, Peter Tompkins introduce il suo libro “La Vita Segreta della Natura”.
A questo incipit voglio ispirarmi anch’io per riflettere sulla necessità e il dovere – a questo punto della nostra storia evolutiva sul pianeta Terra – di assumere un punto di vista che non sia meramente antropocentrico. Cosa significa? Perché è importante?
“C’è solo un passo tra lo spargere sangue animale e lo spargere sangue umano” diceva Isaac Bashevis Singer, scrittore ebreo, premio Nobel per la letteratura nel 1978. E ancora: “La mediocrità compiaciuta di sé con la quale l’uomo tratta le altre specie è esemplificata nelle più estreme teorie razziste, nel principio che la forza è la base del diritto”.
Questa è, infatti, la modalità con cui ancora, prevalentemente, ci esprimiamo e ci relazioniamo agli altri, umani e non umani. Quando non per calcolo o mala fede, certamente per ignoranza e inconsapevolezza delle conseguenze di ciò che pensiamo e riflettiamo nelle nostre scelte di vita, anche quotidiane. Spesso ignoranza fa rima con arroganza. E altrettanto spesso, su queste basi, l’Homo sapiens proclama la sua superiorità su le altre forme di vita, ritenendo scontato piegare e asservire alle sue esigenze e alla soddisfazione dei suoi propri piaceri tutto ciò che esiste.
Ci siamo così allontanati e distaccati da ciò che nel più intimo ci appartiene, il nostro essere Natura, da neanche avvertire che la violenza e crudeltà che riserviamo al mondo là fuori – animali, piante e tutto ciò che Madre Terra genera – riflette la distanza che ancora ci separa dal manifestare ciò che pretendiamo di essere.
Non sono forse maturi i tempi per sviluppare e quindi esprimere, con impegno e determinazione, finalmente, la nostra supposta “umanità”? Le occasioni non mancano certamente e ogni momento della nostra vita ci offre l’opportunità di evolvere in quella direzione.
Si può incominciare anche semplicemente con una passeggiata in natura o lungo un marciapiede alberato, assumendo un punto di vista diverso dal nostro. Proviamo a farlo in silenzio, consapevoli del nostro respiro, di dove appoggiamo il piede, del sasso che calpestiamo, della brezza che ci accarezza il volto, dei suoni che ci circondano. Respiriamo e osserviamo quel fiore, quell’insetto che lo sta impollinando, quell’uccello che vola alto nel cielo, il nostro cane che gioiosamente ci accompagna.
E ora – come insegna Marta Williams, affermata professionista della comunicazione telepatica con gli animali – immergiamoci nell’ambiente come se ciò che ci circonda ci stesse osservando. Quelle piante, gli animali, anche il piccolo insetto si stanno facendo un’idea su di noi, chi siamo e cosa ci facciamo lì. Siamo al centro della loro attenzione. Rimaniamo in ascolto, siamo presenti e ci lasciamo osservare. Ci concediamo di sperimentare la bellezza di essere parte della rete di vita che abbraccia tutto il pianeta Terra nelle sue molteplici forme e espressioni.
Se ci concediamo questa possibilità, potremo (ri)scoprire la magia e la gioia di riconnetterci, non fosse anche solo per un attimo, con il nostro sé profondo che vive e sente l’unità con tutto ciò che esiste. E da li ripartire per (ri)creare la nostra risonanza con la Natura, per riscoprire noi stessi.
Se le porte della percezione fossero sgombrate,
ogni cosa apparirebbe all’uomo per come è, infinita.
Felice primavera a tutti!
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